Si parla di “fisco amico”, di “giustizia fiscale”, di “compliance”, ad indicare come i rapporti tra cittadino e fisco dovrebbero essere improntati al giusto prelievo, alla collaborazione e alla buona fede, principi peraltro cardine di quello che fu battezzato “Statuto del Contribuente” ma che dopo una ventina d’anni ha lo stesso valore (pur essendo teoricamente in vigore) della carta che quotidianamente utilizziamo nei momenti fisiologici più intimi.
Ciò a cui si sta assistendo negli ultimi giorni è raccapricciante: il diritto di difesa dei contribuente viene sempre più limitato, per favorire invece il Fisco.
Non basta la Cassazione che ormai ha preso una pericolosa sterzata in favore del Fisco (si pensi agli accertamenti nei confronti dei soci delle srl di cui abbiamo parlato, click qui; oppure della sentenza che ha stabilito che l’Agenzia può negare la deduzione di un costo pluriennale sostenuto 30 anni prima… e l’elenco potrebbe proseguire a lungo), ma ormai anche il legislatore (Governo e Parlamento) non fa altro che favorire le richieste dell’Agenzia delle Entrate.
Con l’ultima clamorosa novità, le Commissioni Finanze e Lavoro del Senato hanno approvato un emendamento del Senatore del Partito Democratico Pittella che introduce la non impugnabilità dell’estratto di ruolo e della cartella di pagamento, salvo alcuni casi particolari (bisognerebbe dimostrare di avere un pregiudizio per la partecipazione ad un appalto o per la riscossione di somme da parte di amministrazioni pubbliche).
Un colpo basso, assolutamente incostituzionale, in quando mina in maniera molto forte il diritto alla difesa del contribuente, sancito dall’art.24 della nostra Costituzione.
Dal 2015, anno in cui la corte di Cassazione (in linea peraltro con il pensiero della Corte Costituzionale) aveva sancito con la sentenza 19704/2015 la possibilità di impugnare l’estratto di ruolo, abbiamo subito cominciato ad aiutare i contribuenti a difendersi da ruoli scoperti tramite semplici richieste e visure.
Tutto ciò adesso non sarà più possibile. E perché? Perché il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha proposto di prevedere normativamente l’inammissibilità dell’impugnazione degli estratti di ruolo, in quanto negli ultimi anni sono state instaurate tante liti che a suo dire sarebbero state “strumentali” e “pretestuose”.
Insomma, se l’Agente della Riscossione non fa bene il proprio lavoro e non riesce a notificare correttamente le cartelle di pagamento, adesso il cittadino non potrà più difendersi impugnando un estratto di ruolo da cui scopre l’esistenza di debiti verso il fisco: ma complimenti!
Nel momento in cui entrerà in vigore questa norma, il cittadino che scopre un debito tributario e rischia magari un fermo amministrativo, una ipoteca, un pignoramento, non potrà più opporsi all’estratto di ruolo, ma dovrà aspettare il successivo atto ufficiale da parte dell’Agente della Riscossione (ad esempio la comunicazione preventiva che intima al pagamento entro pochi giorni, altrimenti si darà seguito alle azioni), ben sapendo che ovviamente non potrà mai ottenere tutela dal giudice tributario in breve tempo! Il diritto alla difesa è calpestato fortemente.
SEMPRE CON VOI
Malgrado il nostro paese stia degenerando verso una dittatura tributaria che poco ha a che vedere con i principi cardine della democrazia, cercheremo sempre di difendere i contribuenti, con tutti i mezzi possibili. Lotteremo insieme alle istituzioni ordinistiche per tentare di dimostrare anche l’incostituzionalità di questa norma che sta prendendo vita.