No, il titolo di questo articolo non è un nuovo gioco di “Squid Game”, ma poco ci manca: le stilettate inferte alle imprese dalla normativa collegata all’arcinoto virus, ne hanno lasciate parecchie riverse esanimi sul campo di gioco, malgrado le promesse degli aiuti economici (come i premi in denaro della serie TV) che sono arrivati a tratti, solo per alcuni e non certo sufficientemente in grado di ristorare dai danni subìti.
E l’ultimo di questi decreti che potremmo immaginare con le sembianze dell’inquietante bambola del primo episodio della serie sudcoreana, è il “Sostegni-Ter”, cioè il D.L. 4/2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 gennaio 2022. Pronto a dare un aiuto a chi raggiunge il calo del famigerato 30% di fatturato, lasciando a bocca asciutta chi tocca solo il 29,76%: un due tre… “bang” e a terra.
La misura probabilmente più rilevante e ad ampio raggio (su cui ci soffermiamo in questo scritto) è quella prevista dall’art.2: si tratta di un ulteriore fondo per il rilancio delle attività economiche, finalizzato ad aiutare (tramite contributo a fondo perduto) le imprese che svolgono attività di commercio al dettaglio (coprendo pressoché a tappeto tutti i codici ateco interessati).
Le condizioni sono quelle che abbiamo già imparato a conoscere con i precedenti sostegni:
- ammontare di ricavi del 2019 non superiore a 2 milioni di euro;
- riduzione del fatturato nel 2021 di almeno il 30% rispetto a quello del 2019.
La differenza sta nel fatto che prima ponevamo a confronto il 2020 con il 2019, mentre adesso porremo a confronto il 2021 con il 2019.
Come di consueto, le imprese non devono essere in liquidazione, sottoposte a procedure concorsuali, destinatarie di sanzioni interdittive, etc etc.
La concessione di questi aiuti è subordinata a una autorizzazione della Commissione europea (che dovrebbe peraltro arrivare senza particolari difficoltà).
Al momento non si sa molto altro, in quanto i termini e le modalità di presentazione dell’istanza per il contributo saranno definite con un provvedimento del Ministero dello sviluppo economico che dovrà essere pubblicato.
Per quel che è dato sapere ad oggi, il meccanismo (un po’ astruso) è anche in questo caso un “déjà vu”, infatti bisogna:
- calcolare l’ammontare mensile medio dei ricavi del 2021;
- calcolare l’ammontare mensile medio dei ricavi del 2019;
- applicare una percentuale che può essere del 60% (nel caso in cui i ricavi del 2019 erano inferiori a 400.000 euro), del 50% (nel caso in cui i ricavi del 2019 erano compresi tra 400.000 euro e un milione di euro) o del 40% (nel caso in cui i ricavi del 2019 erano compresi tra un milione e due milioni di euro).
Insomma, l’impresa che in un anno ha perso 240.000 euro di fatturato (cioè un fatturato medio mensile di 20.000 euro), potrebbe avere un ristoro di 12.000 euro!
E se vi pare poco, avere un ristoro di appena 12.000 euro a fronte di un calo di fatturato di 240.000 euro, non avete fatto i conti con l’ulteriore cecchino piazzato alle spalle della bambola inquietante: se infatti la dotazione finanziaria di questo fondo (200 milioni di euro) non fosse sufficiente a soddisfare le richieste pervenute, il contributo verrà ridotto in misura proporzionale sulla base delle risorse disponibili.
Traducendo in termini più accessibili: supponendo che abbiate diritto a questi cospicui 12.000 euro, ma il MISE ha ricevuto richieste per circa 600 milioni di euro (il triplo rispetto alla dotazione del fondo), voi avrete circa un terzo dell’importo che vi spetterebbe, quindi circa 4.000 euro, in modo da accontentare (o scontentare, fate voi) tutti.
Sappiamo che alla fine ogni contributo è comunque una piccola boccata di ossigeno, per cui meglio accettarlo di buon grado, guardando avanti verso un futuro che si spera migliore e soprattutto libero da virus e bambole.
Saremo sempre con voi, al momento di presentazione delle istanze.