Sempre più diffusi sono gli accertamenti ai soci di società di capitali (srl, precipuamente) a ristretta base partecipativa, cioè costituite tra pochi familiari. Secondo una ricostruzione elaborata dai giudici tributari (peraltro non prevista da alcuna norma), nei casi in cui viene accertato un reddito occultato nella società, si presume che i maggiori introiti non dichiarati al fisco siano stati distribuiti tra i soci di questa “ristretta base” che, in quanto tale, permette per l’appunto ai soci di poter fare comunella al fine di distribuirsi le somme e percepirle in nero. Sulla base di questa presunzione, l’Agenzia delle Entrate, dopo aver accertato un maggiore reddito in capo alla società, emana anche degli avvisi di accertamento ai soci.
In molti casi sono palesemente illegittimi: si pensi ad esempio il caso in cui viene attribuito un maggior reddito alla società solo perché magari ha contabilizzato nell’anno X un costo che in realtà era per il 50% di competenza dell’anno X e per il 50% di competenza dell’anno X+1. Ora, vero che nell’anno X può essere legittimo un accertamento in capo alla società, ma è pur vero che quel costo è comunque stato sostenuto, per cui non possono esserci delle somme che i soci hanno distribuito facendo comunella. Eppure spesso l’Agenzia delle Entrate tenta comunque di recuperare le maggiori imposte anche dai soci, proseguendo negli accertamenti.
Peraltro viene richiesta spesso una cosiddetta prova diabolica al contribuente, chiamato (se vuole difendersi) a dimostrare di non aver mai preso tali somme dalla società. Ma come si fa a dimostrare di non aver fatto qualcosa? E’ impossibile.
In una serie di sentenze “pro-fisco”, un po’ di luce è stata portata dalla sentenza 19442/2021 della Cassazione, secondo la quale quando si tratta di una contestazione, in capo alla società, sul costo fiscalmente riconosciuto di un immobile ceduto (con conseguenze realizzo di plusvalenza), la presunzione di distribuzione occulta ai soci non può operare, in quanto per l’appunto dall’avviso di accertamento della società non emerge l’esistenza di fondi che possano essere stati distribuiti in nero ai soci.
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Stiamo seguendo alcune difese di contribuenti attaccati dall’Agenzia sulla base di questa presunzione. Vi terremo aggiornati.