In Sicilia non si parla quasi d’altro, negli ultimi giorni. Sta partendo il BonuSicilia, un contributo a fondo perduto destinato a sostenere le imprese che sono state colpite dall’emergenza Covid-19. Questo contributo spetta a coloro che sono stati costretti a chiudere l’attività, sulla base dei DPCM di Marzo: non spetta pertanto a coloro che hanno potuto continuare a svolgere l’attività in quel periodo, come ad esempio ai supermercati.
Benché molti imprenditori siano sobbalzati dalla sedia dopo la lettura della presentazione di questa misura, va detto che purtroppo quasi tutti resteranno con un pugno di mosche in mano. Il contributo verrà concesso infatti esclusivamente tramite la barbara modalità del “click-day”, cioè seguendo l’ordine di presentazione delle istanza, solo telematiche e da presentare a partire dalle ore 9 del 5 ottobre prossimo.
Già mesi fa abbiamo avuto l’esperienza di una misura agevolativa del genere, tramite “click-day”, gestita da Invitalia: in quell’occasione, dopo un paio di secondi i fondi si erano già esauriti. Non abbiamo sbagliato a scrivere “un paio di secondi”: trattasi davvero di un paio di secondi.
Ora… prima di entrare nello specifico, facciamo qualche semplice calcolo matematico. I fondi disponibili in tutta la Sicilia sono 125.000.000 di euro ripartiti per provincia, ovviamente in base alla grandezza, per cui Palermo e Catania hanno gli importi maggiori (con 31.280.832,30 e 27.799.990,34) ed Enna ha l’importo minore (4.085.009,09), ma ovviamente a Palermo e Catania le imprese che proveranno a gareggiare sono molte di più. Ma quante sono le microimprese in Sicilia? Un dato è stato pubblicato dal Quotidiano di Sicilia qualche anno fa: questo il link da cui si evince che nel 2015 erano 267.678. Supponiamo che siano più o meno lo stesso numero ad oggi e supponiamo che solamente la metà di queste imprese sia stata costretta a chiudere durante il terribile lockdown di primavera (e probabilmente abbondiamo). Avremo quindi che le imprese pronte a gareggiare potrebbero essere (arrotondando per difetto) 130.000. Ebbene, se tutte le imprese chiedessero i 35.000 euro (limite massimo previsto dal bando), potrebbero essere soddisfatte appena 3.500 istanze circa. Chiaramente le imprese che chiederanno un importo inferiore farebbero salire questa cifra.
Il sistema del “click-day”, osteggiato da molti operatori professionali, finisce per premiare chi ha più fortuna nell’invio delle istanze entro i primi secondi di apertura del bando, piuttosto che coloro che veramente meriterebbero di essere sostenuti.
Ma passiamo agli aspetti operativi.
SOGGETTI BENEFICIARI
I soggetti beneficiari sono le microimprese artigiane, commerciali, industriali e di servizi, iscritte presso le CCIAA territorialmente competenti come attive, con sede legale e/o operativa nel territorio della Sicilia. Come già accennato, devono essere attività che sono state costrette a chiudere i battenti durante l’emergenza sanitaria: al bando è allegato un elenco di codici ATECO che hanno subìto la chiusura forzata e che quindi possono accedere al bonus.
Unica eccezione è per le microimprese alberghiere (codice ateco 55.10.00) a cui basta invece aver registrato una riduzione del fatturato di almeno il 25% nei mesi di marzo/aprile 2020 rispetto a marzo/aprile 2019.
Le microimprese sono quelle che occupano meno di 10 addetti e che fatturano un importo inferiore a 2 milioni di euro all’anno (o il cui attivo di bilancio non sia superiore a 2 milioni di euro). Poi ovviamente vengono previsti una serie di altri paletti, quali ad esempio essere in regola con la normativa antimafia, non essere in stato di liquidazione o di difficoltà. Un paletto abbastanza importante riguarda il possesso di DURC regolare.
CALCOLO DEL CONTRIBUTO
Il contributo per ciascuna impresa non potrà mai superare 35.000 euro.
Vengono poi elencati una serie di casi con bonus differenti:
- imprese costituite ed avviate a partire dal 2019: contributo una tantum di euro 5.000;
- imprese costituite ed avviate fino al 31 dicembre 2018, con regime fiscale forfettario nell’anno 2018: contributo una tantum di euro 6.000;
- imprese costituite ed avviate fino al 31 dicembre 2018, con regime fiscale ordinario nell’anno 2018: contributo una tantum di euro 5.000 più una ulteriore somma.
Nel caso tre l’ulteriore somma è data dal 40% del fatturato medio di due mesi, calcolato sulla base del volume d’affari del 2018, con un importo massimo di 35.000 euro.
Esempio 1: fatturato annuo 120.000 euro. Media mensile 10.000; fatturato medio di due mesi 20.000; ulteriore somma (40% di 20.000) pari a 8.000; contributo totale pari a 5.000 (una tantum) più 8.000 (ulteriore somma), per cui 13.000.
Esempio 2: fatturato annuo 840.000 euro. Media mensile 70.000; fatturato medio di due mesi 140.000; ulteriore somma (40% di 140.000) pari a 56.000; contributo totale pari a 5.000 (una tantum) più 56.000 (ulteriore somma), per cui 61.000; contributo finale euro 35.000, in quanto importo massimo.
MODALITA’ OPERATIVE
FIno al 4 ottobre 2020 è possibile compilare online l’istanza per richiedere il contributo. Tale istanza va poi inviata, sempre online, a partire dalle ore 9 del 5 ottobre 2020. Le istanze saranno evase in ordine cronologico, per cui si presentano tutti i problemi di cui abbiamo già trattato (è un click-day).
I fortunati imprenditori che avranno fatto “click” molto velocemente, potranno poi presentare la richiesta di erogazione, la quale deve corredata da una certificazione resa da un revisore contabile e indicando l’IBAN su cui verrà accreditato il contributo.
IN PRATICA
Per effettuare l’istanza, occorre avere a disposizione:
- firma digitale, per firmare digitalmente la pratica;
- SPID, per accedere al sito;
- DURC regolare;
- un revisore contabile che certifichi i dati comunicati.
Fermo restando che l’invio della pratica (giorno 5 ottobre) è assolutamente da svolgere in maniera autonoma (in quanto bisogna collegarsi al sito con il proprio smartphone tra le mani per accedere tramite SPID), lo Studio vi potrà assistere nelle altre fasi di predisposizione dell’istanza, per chi volesse comunque provarci malgrado la dotazione irrisoria di fondi.