Da un lato il Presidente del Consiglio del Ministri, Conte, ha annunciato (come ormai noto) una “potenza di fuoco” in aiuto delle imprese, rivelatasi poi un mero slogan: gli aiuti arrivano con difficoltà, peraltro non esistono aiuti “a fondo perduto”, ma solo prestiti che contribuiscono a indebitare ancora di più le imprese che sono state costrette a chiudere a causa dell’emergenza. I famosi 600 euro dell’inps sono arrivati a spizzichi e bocconi: ancora ad oggi molti clienti non hanno ricevuto il bonifico, malgrado abbiano concluso la procedura con esito positivo.
Dall’altro lato, si preannuncia invece un’altra “potenza di fuoco”, quella del nostro “fisco amico” (le virgolette racchiudono tutto il sarcasmo che può attribuirsi ad un’altra espressione meramente di slogan, perché chi lavora con il fisco sa bene che spesso non è come si vuol far dipingere): il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha infatti annunciato che tra giugno e dicembre, subito appena dopo la ripresa semi-normale delle attività, saranno inviati circa 8,5 milioni di atti di accertamento, avvisi bonari, lettere di “compliance” (cioè quelle che invitano a regolarizzare le dichiarazioni perché magari è stato scoperto un reddito non dichiarato). In un momento di tale delicatezza, una affermazione di tal portata poteva forse essere risparmiata. Noi saremo sempre in prima linea per difendere i contribuenti dagli ingiusti attacchi del fisco: è ovvio che la maggior parte degli imprenditori, al termine di questo terribile periodo, non avrà le risorse necessarie per far fronte a questo massiccio attacco del “fisco amico”. Intanto i politici assistono a tutto ciò senza minimamente preoccuparsi, quasi fossero avulsi dalla realtà che stanno vivendo gli operatori economici. C’est la vie, c’est l’Italie.