In alcuni tipi di attività, le percentuali di sfrido delle materie prime possono essere molto rilevanti. Nel caso degli accertamenti induttivi, bisogna tenere conto di questi sfridi, come sottolineato dalla corte di Cassazione in una sentenza dello scorso luglio del 2020.
Nell’ambito della ristorazione, ad esempio, le percentuali di sfrido possono superare il 10%, in quanto bisogna considerare che con una parte delle materie prime si preparano anche i pasti per i dipendenti, i camerieri; bisogna anche considerare che esistono dei menù a prezzo fisso.
E’ chiaro che lo sfrido (vuoi perché dal processo di lavorazione comunque si ottengono degli scarti; vuoi perché comunque bisogna acquistare un quantitativo di materia prima sufficiente a poter gestire la domanda di prodotto finito, ma non sempre tutta poi può essere utilizzata) si traduce in fondo in un costo che va a falsare quello che è il calcolo del ricarico operato dai verificatori.
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